giovedì 5 aprile 2012

P016 Immagini.

Panevin della famiglia Serafin, 5 gennaio 2009
Oderzo, via Fornase II° Tronco.

(sopra) Il falò pronto per la cerimonia della sera con il pupazzo dotato di un berretto rosso. Il pupazzo rappresenta una vecchia, che a sua volta rappresenta l'anno vecchio che se ne va, brucia, e lascia il posto al nuovo anno, un bambino. Le tradizioni pagane millenarie s'intrecciano con le recenti tradizioni cristiane.
Canon Eos 450D, f:9, 1/125, Iso 200, 45 mm, (zoom).



(sopra) La prima accensione del panevin.
Canon Eos 450D, f 5.6, tempo 1/60 ISO 1600 focale 55 mm, flash (zoom).



(sopra) Il falò verso la fine. Sulla sinistra, un piccolo ristoro gratuito per gli avventori, allo scopo di mitigare il freddo, con vino brulè e pasticceria casalinga.
Il fotografo è riuscito a riprendere la nebbiolina causata dal fuoco, che si crea nelle sere fredde d'inverno.
Da tempo immemore esiste la tradizione, da quando il solstizio d'inverno era anticipato rispetto all'attuale a causa della precessione degli equinozi. Tutte le tradizioni dei paesi slavi sono spostate di vari giorni nel futuro proprio per questo motivo: noi veniamo dalla famiglia slava.
Abbiamo avuto poi il giorno del 25 dicembre come solstizio (Natale) che era stato posto come nascita del nuovo anno e correntemente si parla del 21 dicembre: il prossimo sarà infatti il 21 dicembre 2012 alle ore 11 e 11 minuti del mattino, maya permettendo.
Entro breve (mille o duemila anni?), diventerà vero il detto popolare: Santa Lucia (13 dicembre), il giorno più corto che ci sia. Notare che la Santa è protettrice degli occhi e quindi della luce, che dal solstizio ricomincia ad aumentare.
Se siete interessati a come le tradizioni pagane siano rimaste vive in Europa negli ultimi due o tre mila anni, vi consiglierei di leggere un libro meraviglioso scritto da James Frazer, scienziato inglese antropologo ddi due secoli fa, dal titolo Il ramo d'oro (risale al 1890). Esistono due edizioni, una di dodici volumi ed una di due: ovviamente vi consiglio di leggere quest'ultima, in lingua italiana.
La tradizione divinatoria delle faville è pure antichissima. L'uomo ha sempre cercato di capire il futuro dai segni a sua disposizione. Chi conosce il futuro ha in mano il potere. Questo è il motivo che spinge i politici a consultare fattucchiere e  cartomanti, che a loro volta ricevono cifre incredibili. Ai tempi di Roma, esistevano gli àuguri e gli arùspici: gli àuguri cercavano di indovinare il futuro in base al volo degli uccelli, mentre gli arùspici facevano ammazzare animali destinati al sacrificio e cercavano di indovinare il futuro in base alla disposizione dei visceri delle vittime. Non essendo i Romani tagliati per queste cose, avevano scopiazzato dagli etruschi.
Su queste basi e in modo meno cruento, le nostre tradizioni cercano di divinare l'andamento econonomico del prossimo anno in base all'orientamento delle faville: si dice che le faville che vanno verso est o verso nord non siano di buon augurio e che lo siano invece quelle che vanno verso sud oppure verso ovest. I friulani, ad esempio, grandi cultori di falò (loro li chiamano i pignarui de la femenate), non sono esattamente d'accordo con questi detti, nè si può pretendere che adagi popolari non scientifici siano uniformemente coerenti.


Canon Eos 450D, f:3.5, tempo 1/60, ISO 1600, focale 18 mm, flash (zoom).

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